Vannacci: “Non mi dichiaro antifascista, nessuna legge me lo impone”

ROMA – “Non mi sono mai definito antifascista, non credo che sia utile, non è richiesto da nessuna norma, da nessuna legge“. Lo dice a Napoli, dove sta presentando il suo libro, “Il mondo al contrario”, il generale Roberto Vannacci, candidato della Lega alle elezioni europee.

“Il fascismo è finito 100 anni fa – il ragionamento di Vannacci con i giornalisti -, non si è anti qualcosa che non esiste. Il giuramento che prestano sia i politici che i militari non richiede di dichiararsi antifascisti, questa è una dichiarazione pretestuosa che serve ad alcune persone per assegnare una certificazione di qualità di cittadini di serie A o di serie B. Così come nessuno richiede di dichiararsi antinapoleonico perché l’età napoleonica è finita 200 anni fa. Ritengo strumentale che si chieda a qualcuno di dichiararsi antifascista, è un periodo storico concluso e terminato”.

“SUI DISABILI LE MIE PAROLE SONO STATE TRAVISATE”

“Non ho pronunciato nessuna frase particolarmente sensibile sui disabili, quella frase è stata travisata per un titolo che non rappresentava le mie esternazioni, che erano totalmente diverse: non ho mai detto che i disabili devono andare in classi separate, anzi. Io mi riferivo al fatto che dei disabili devono occuparsi gli specialisti, che hanno bisogno di un’attenzione specifica, non solo limitata al personale, ma anche probabilmente a delle strutture ad hoc”. Vannacci aggiunge di aver parlato di “una scuola che viene implementata in Francia, Germania, negli Stati Uniti, in Inghilterra, Danimarca, dove le classi sono suddivise in base alle capacità e ai risultati. La Francia è un Paese discriminatorio? La Danimarca, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, che applicano questa procedura didattica, sono discriminatori? In Italia esistono già queste classi, solo che se le possono permettere solo quelli che mandano i figli nelle scuole private. Esiste già una suddivisione, ma la più grande discriminazione è tra chi ha i mezzi e chi no”.

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