Il commercialista potenzia nella rete la brand reputation

Nell’ormai lontano 1995 un pioniere delle tecnologie digitali come Bill Gates immaginava un mondo in cui sarebbe stato possibile fare business, oltre che molte altre cose, senza muoversi dalla poltrona di casa. In quell’intuizione c’era già tutta la rivoluzione informatica, compresa quella dei social network che oggi è pane quotidiano anche dei professionisti alle prese con un mercato polverizzato e una competizione che morde. Il fenomeno La prima tappa di questo viaggio dentro i social media e le loro potenzialità è declinata sui commercialisti, la categoria professionale più “work in progress” su questo fronte. Gli ultimi dati disponibili dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano risalgono al 2018 e dicono che solo il 2i%degli studi di commercialisti possiede una pagina sodai e solo 1’8% fa formazione in questo ambito. «Eppure si tratta di strumenti fondamentali – dice Daniele Virgillito, presidente Ungdcec, l’associazione dei giovani commercialisti – il cui utilizzo andrebbe inserito all’interno della formazione periodica». La tendenza generale dei consulenti contabili, su Twitter, Facebook e Linkedin, è per ora l’iscrizione a community chiuse e istituzionali. «Un uso dei social a scopi interni – prosegue Virgillito – più rivolto al coinvolgimento in attività di natura istituzionale e alla partecipazione al dibattito politico che non alla più importante e cruciale comunicazione nei confronti dei clienti». I sodai network n variegato mondo di Twitter, Facebook e Linkedin – per citare i luoghi virtuali più battuti dai commercialisti – hanno declinazioni diverse: usare un social in realtà significa poco o niente, bisogna innanzitutto capire come lo si usa e per fare cosa. Nel caso di Twitter, per esempio, la strada è abbastanza tracciata; «È il modo migliore per condividere e parlare di dò che è importante per la comunità, che si tratti di caldo, politica, cinema o dell’ambito legale – dice Barry Collins, Emea sales director di questo social -.Le persone che usano Twitter vogliono essere informate sulle ultime news, discutendo di quello che accade, e noi sappiamo che sono influenti e ricettive alle novità». È un sodai velocissimo che viaggia su hashtag e parole chiave: da gennaio a settembre scorso commercialista e commercialisti sono stati digitati oltre 55mila volte; fattura elettronica, fatturazione elettronica oltre 50mila volte, mentre dichiarazione dei redditi è comparso oltre 15mila volte. Articolato in gruppi di ogni tipo e dimensione è Facebook, forse il social più utilizzato dai commercialisti italiani. A scorrere l’elenco delle community professionali si contano circa 92 gruppi, la maggior parte di carattere istituzionale e chiusi ai non iscritti all’Albo. Ma l’appartenenza alle community, spesso luogo di incontro (e di scontro) sui temi della professione è solo una piccola parte dell’uso che se ne fa. C’è tutto un mondo da esplorare su Fb per la promozione del proprio studio. L’approccio in questo caso è più personale: condivisione di video, interventi e documenti che possono “agganciare” la rete e creare contatti e relazioni. Anche con potenziali clienti. Il social professionale per eccellenza, resta però Linkedin, nato e concepito proprio come una vetrina e uno snodo fondamentale per la costruzione di contatti. Le community italiane e internazionali più importanti sono: Praticanti Revisori Contabili , Contabilidad y Tributaciónh, Global Financiers & Bankers, Professionisti della consulenza finanziaria, Consulenti bancari e finanziari, Banking & Finance Network. Le strategie La parola d’ordine per utilizzare bene i social network è brand reputation. «Si tratta – spiega Isabella Pusillo, marketing and Pr for law firms and professional di Stratege comunicazione – la considerazione, l’idea che il mercato ha di quel professionista è la sua reputazione ripetuta e confermata nel corso del tempo. I social aiutano a fare conoscere la reputazione del commercialista, possono amplificar- la». Ma a una condizione: «Che vi sia coerenza fra la promessa e la comunicazione fatta sui social e la realtà: sui social non si può millantare a lungo ciò che non si è, si viene scoperti molto facilmente e il messaggio veicolato può trasformarsi in un boomerang incontrollabile».

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