Fatture elettroniche tra privati. Ecco gli ostacoli ancora da superare

Il conto alla rovescia segna meno tre settimane. Tanto manca all’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione tra privati, provvedimento che dall’1 gennaio 2019 stravolgerà la vita degli imprenditori italiani. Ma il sistema delle imprese è pronto per questa rivoluzione culturale? E prima ancora, l’infrastruttura tecnologica del Paese è pronta a sostenere questo nuovo adempimento? Gli obiettivi dichiarati sono due: semplificazione amministrativa e contrasto alle false fatturazioni. Ma chi pagherà il costo sociale di queste operazioni? Le piccole e micro imprese sono in ebollizione e con loro i professionisti che li assistono, abituati a vedere che le riforme presentate dalla Pubblica amministrazione come semplificazioni si sono sempre trasformate in nuovi oneri e adempimenti. «Siamo a ridosso dell’avvio di questa operazione e le aziende non hanno ancora certezze, specialmente dopo le osservazioni del garante della privacy — commenta Marina Calderone, presidente dei consulenti del lavoro —. In questo momento il dilemma è se dover subire le sanzioni per il mancato rispetto della normativa sulla fatturazione elettronica ovvero per quella sulla tutela dei dati sensibili. Per non parlare delle diverse velocità di connessione alla rete Internet esistenti nel Paese». Il dubbio sull’applicazione pratica nasce dal fatto che il decreto fiscale, che questa settimana comincerà il suo percorso alla Camera, ha subìto già delle modifiche al Senato dove dovrà tornare prima di entrare in vigore. «Tra le novità — avverte Calderone — ci dovrà essere la non applicazione delle sanzioni, perlomeno per il 2019 per dare il via a un lungo periodo di rodaggio». Intanto, però, i problemi sembrano ancora parecchi. «Ci sono tanti elementi — afferma Massimo Miani, presidente dei commercialisti italiani — che ci preoccupano e che ci inducono a ribadire con forza la nostra richiesta di gradualità nell’introduzione dell’obbligatorietà. L’obbligatorietà, che non ha precedenti in alcun altro Paese del mondo, deve essere attentamente ponderata». II funzionamento L’entrata in vigore Dai medici ai farmacisti, ecco gli esoneri. Il sistema per la trasmissione ai clienti 3 milioni le partite Iva che saranno coinvolte dalla fatturazione elettronica. II nuovo obbligo riguarda le cessioni di beni e le prestazioni di servizi tra soggetti residenti in Italia I1 nuovo obbligo di fatturazione elettronica tra privati riguarda le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate tra soggetti residenti, stabiliti o identificati nel territorio dello Stato. Le operazioni possono riguardare sia la pubblica amministrazione che la fatturazione tra privati. Sono esonerati dall’emissione della fattura elettronica i soggetti che rientrano nel regime di vantaggio, nel regime forfettario e i piccoli produttori agricoli. In attesa della conversione definitiva del decreto legge 119/2018, sono stati esclusi anche i medici e i farmacisti per le operazioni che già comunicano telematicamente al sistema tessera sanitaria nazionale. Coinvolte tre milioni di partite Iva. Un introito che vale 1,9 miliardi 1,9 miliardi di euro il gettito previsto, secondo le previsioni dell’Agenzia delle Entrate, dalla fatturazione elettronica che partirà dal prossimo 1 gennaio 2019 Tutto inizia con la legge di bilancio per il 2018 che ha introdotto l’obbligo con decorrenza dal 1° gennaio 2019. Ogni fattura elettronica dovrà essere trasmessa tramite il Sistema di Interscambio (SdI) in formato elettronico e quindi transitare dall’Agenzia delle Entrate. Secondo le previsioni della stessa Agenzia delle Entrate, la fatturazione elettronica dovrebbe garantire un introito di circa 1,9 miliardi visto che saranno poco più di 3 milioni le partite Iva coinvolte. «Invece noi — osserva Massimo Miani, presidente dei commercialisti italiani — riteniamo probabile che in termini di gettito i risultati non si discosteranno molto da quelli ottenuti con lo spesometro». I nodi I conti con il digital divide, soprattutto al Sud Privacy, i dubbi del garante 10 anni è la durata temporale in cui comunque dovranno essere conservate digitalmente le fatture. Esattamente come accadeva prima per quelle cartacee l’ operazione richiederà un importante impegno di risorse fisiche ed economiche di professionisti e imprenditori. Malgrado questo, non è stato previsto alcun credito d’imposta a copertura degli investimenti effettuati. I costi perla gestione, invece, lievitano. Inoltre bisognerà fare i conti con il digital divide presente in alcune zone d’Italia e non solo al Sud. Situazione che impedirà una gestione fluida dei rapporti informatici con l’Agenzia delle Entrate. A ciò si aggiungono le perplessità del Garante perla privacy che ha definito la fattura elettronica una «sproporzionata raccolta di informazioni con relativi rischi di usi impropri da parte di terzi».

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