Milano, un abbraccio in più ai piccoli martiri di Gorla: è il 77esimo

Di Giacomo Cozzaglio

MILANO – Un abbraccio raccolto e silenzioso, che corre lungo la storia e riporta a uno squarcio, a una mattinata in classe infranta dagli Alleati, i quali il 20 ottobre 1944, nel corso di ‘articolate’ operazioni militari in programma nei cieli del capoluogo lombardo, fecero piovere bombe su una scuola nel quartiere Gorla, provocando così la morte di 180 bambini e dei loro insegnanti.

Stamattina- come ogni anno- gli abitanti si sono ritrovati nello stesso luogo dove 77 anni fa sorgeva la scuola, colpita si disse in seguito come “danno collaterale”. Qui ai piedi del sacrario eretto in ricordo delle innocenti vite spezzate, cittadini di tutte le età e alcuni dei sopravvissuti hanno pregato- come ogni anno- per loro e per quanti nel mondo patiscono l’orrore della guerra.

Tra la folla l’affetto e la speranza per il futuro viene dalle scolaresche, numerosi bambini che innalzano cartelli per chiedere la pace e dire no ai conflitti: un legame tra queste e quelle scolaresche, divise ma al contempo unite da 80 anni di speranze, regolarmente disilluse. Tuttavia non ci si arrende e ci si trova-come ogni anno- qui, a tenere viva la fiamma di una storia, quella dei ‘Piccoli Martiri di Gorla’, troppo spesso e per lungo tempo finita in secondo piano.

Applausi da parte degli abitanti del quartiere alla lettura di un messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “È necessario non dimenticare affinché non si ripetano più simili atrocità. Il commosso omaggio alle vittime deve divenire un impegno ad alimentare e rafforzare il valore della pace, sostenuto attraverso il dialogo, la tolleranza e il rispetto reciproco” scrive il Capo dello Stato.

A deporre una corona di fiori sul sacrario l’assessore comunale al Welfare Lamberto Bertolè e l’assessore regionale alla Città Metropolitana Stefano Bolognini. “La guerra non ha nulla di eroico. Gino Strada ci ha insegnato che la guerra è tragedia- commenta Bertolè- Non risolve mai problemi, ma produce nuove sofferenze”. L’assessore mette inoltre in guardia dal pericolo di banalizzare la dittatura fascista, auspicando al contrario la promozione di “una cultura della pace, della tolleranza e della democrazia”.

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