L’accusa del presidente dell’Uganda Museveni: “Ue ipocrita, torna al carbone ma blocca l’Africa”

“Il mancato raggiungimento degli obiettivi climatici da parte dell’Europa non dovrebbe essere un problema dell’Africa. Ma la determinazione del continente a scrivere un insieme di regole per gli europei e uno diverso per gli africani lo rende tale”. L’accusa è del presidente dell’Uganda Yoweri Museveni, che la lancia dalle pagine del suo blog personale mentre tutto il mondo ha gli occhi puntati sulla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022 (Cop27) in corso in Egitto.

Le parole del capo dello Stato africano, alla guida dell’Uganda dal 1986, partono dai passi indietro rispetto all’eliminazione della produzione energetica a carbone entro il 2030 annunciati in vari modi dalle istituzioni europee e dai singoli Stati membri nei mesi scorsi, a fronte delle difficoltà nell’approvvigionamento del gas e del petrolio scaturite dalla guerra della Russia in Ucraina.

Il “fallimento morale” dell’Europa

Museveni ricorda sul suo blog però gli impegni verso lo stop ai finanziamenti ai combustibili fossili in Africa e più in generale fuori dai confini europei che l’Unione ha portato avanti negli ultimi anni, e anche in occasione della Cop26 che si è tenuta in Scozia l’anno scorso. Contemporaneamente, i Paesi europei si sono rivolti a diversi Paesi africani, come l’Angola e la Repubblica del Congo, nell’ottica di diversificare la fornitura di idrocarburi per far fronte alle difficoltà prodotte dal conflitto in Ucraina. “È un fallimento morale che gli europei si aspettino di prendere i combustibili fossili dell’Africa per la propria produzione di energia, ma si rifiutino di accettare l’uso africano di quegli stessi combustibili per i loro bisogni”, denuncia quindi il leader ugandese.

Sotto accusa anche la strategia europea di finanziamento alle rinnovabili. “Il denaro occidentale si è riversato in progetti eolici e solari che ricevono applausi dai virtuosi nei corridoi del Congresso e delle cancellerie d’Europa, ma lasciano gli africani senza elettricità quando il vento non soffia e il sole non splende”, le parole di Museveni, che non si è recato alla Cop27.

A settembre Museveni e diverse figure politiche ugandesi e tanzaniane hanno reagito con sdegno a una risoluzione approvata dal Parlamento europeo nella quale si invoca la fine dei finanziamenti a progetti legati ai combustibili fossili in ecosistemi delicati e protetti, compreso quello del Lago Alberto, al confine fra Uganda e Repubblica democratica del Congo. Quest’area è al centro di un progetto di estrazione di petrolio e di costruzione di un oleodotto fino a un porto della Tanzania. L’accordo che sancisce l’avvio dell’iniziativa, che coinvolge anche la multinazionale francese Total, è stato siglato fra Kampala e Dodoma lo scorso febbraio.

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