Commercialisti proclamano il primo sciopero, il presidio al Ministero dell’Economia

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I commercialisti italiani hanno proclamato il primo sciopero della categoria e oggi, davanti alla sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze hanno promosso un presidio per manifestare contro l’applicazione degli ISA per l’anno d’imposta 2018. In occasione della proclamata astensione, che riguarda l’invio dei modelli F24 dei commercialisti e la presenza alle udienze presso le commissioni tributarie provinciali e regionali, la categoria torna a chiedere la disapplicazione degli indici di affidabilità fiscale (ISA) per l’anno d’imposta 2018 e rivendica il diritto di essere ascoltata sulla situazione di caos che l’introduzione del nuovo sistema ha generato. In questi mesi, spiegano le Associazioni nazionali promotrici della protesta, abbiamo cercato invano di ottenere risposte da parte del Governo e delle Istituzioni alle gravi criticità che caratterizzano gli ISA e che si ripercuotono negativamente sui contribuenti. Abbiamo avuto, anche in questa circostanza, un atteggiamento propositivo cercando di individuare e proporre soluzioni per arginare, almeno in parte, le evidenti storture di un sistema sulla cui inadeguatezza non si può continuare a far finta di niente. Dopo la conferenza stampa del 23 settembre scorso, tenuta alla Camera dei Deputati, successiva alla proclamazione dello sciopero, non è seguita alcuna interlocuzione con il MEF e la risposta del Sottosegretario Baretta al question time in Commissione Finanze della Camera è stata fonte di delusione e amarezza. Le Associazioni di Rappresentanza dei Commercialisti (ADC, AIDC, ANC, ANDOC, FIDDOC, SIC, UNAGRACO, UNGDCEC e UNICO) hanno illustrato le ragioni del prossimo sciopero stigmatizzando, tra l’altro, la manifesta e continua sordità del Ministero dell’Economia e Finanze alle tematiche di civiltà tributaria che i sindacati dei commercialisti pongono alla base della loro protesta. Unanimi le dichiarazioni: “Chiediamo che le Istituzioni percepiscano e comprendano il disagio nostro e dei contribuenti che rappresentiamo e che il Ministro Gualtieri avvii una seria concertazione: le nostre competenze sono al servizio del sistema Paese.”. Il Governo, con il suo silenzio, si assume la responsabilità politica della violazione dei diritti del Contribuente insita nella modalità di introduzione dello strumento degli ISA e, più in generale, nella gestione attuale dei rapporti tra Erario e Contribuente. Non possiamo ulteriormente prestarci ad essere considerati mero strumento di riscossione quando si palesa l’esigenza di incremento del gettito tributario. Rivendichiamo un ruolo attivo nella costruzione di un nuovo contesto normativo tributario. La nostra protesta mira ad ottenere due risultati che definiamo pilastri di un nuovo rapporto Stato-Cittadino: in primo luogo la piena e vera attuazione dello Statuto del Contribuente, con veri poteri ai Garanti del contribuente di inibire l’applicazione di norme vessatorie. Secondo aspetto, la realizzazione di un leale rapporto tra Stato e professionisti esperti e qualificati, in materia tributaria, ogni norma nuova dovrà essere concertata con le rappresentanze di categoria, così come avviene normalmente per ogni altra relazione industriale o sociale. Unanime anche la conclusione dei rappresentati sindacali: “Non intendiamo fermarci. Non accetteremo misure palliative o incontri puramente formali. Siamo parte integrante del sistema e come tale rivendichiamo l’attiva partecipazione come diritto di categoria.

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