BOLOGNA- C’erano una volta ‘i ragazzi del muretto’, le compagnie di giovani che si ritrovano per stare insieme al pomeriggio dopo la scuola. Ci sono ancora, ma capita sempre piĂą spesso che tra questi gruppi di giovani s’innalzi il tasso di violenza, che sfocia poi in risse, bullismo, atti di vandalismo. I giornali, in un eccesso di semplificazione, le chiamano ‘gang’, ma non sono ‘bande’, perchĂ© non nascono per compiere crimini in gruppo e non sempre rispecchiano situazioni di disagio socio-economico. La violenza, che si manifesta sempre piĂą di frequente, è “estemporanea”, spiega Marco Dugato del Centro universitario di ricerca sulla criminalitĂ transnazionale, che oggi a Bologna, in occasione dell’incontro “ResponsabilitĂ educative e adolescenza: tra limiti e opportunitĂ . Giornata di riflessione sul rapporto tra cittĂ e adolescenti” promosso da Comune e Alma Mater, ha presentato una ricerca sulle giovanili in Italia.
MASCHI UNDER 18 E ITALIANI
Questi gruppi, secondo l’identikit tracciato da Dugato, sono composti prevalentemente da maschi, tra i 15 e i 17 anni, per lo piĂą italiani, sono sparsi in tutto il territorio nazionale, con aree piĂą problematiche.”Non c’è una spaccatura Nord-Sud nĂ© cittĂ -piccoli centri”, evidenzia Dugato, che parla di “fenomeno in aumento”. Questi ragazzi “per lo piĂą sono coinvolti in risse, reati di lesione, bullismo, vandalismo. PiĂą rari, invece, sono i reati di natura economica. Il tratto comune è la violenza”, spiega il ricercatore.
ESTRAZIONE SOCIALE NON FA LA DIFFERENZA
La maggior parte di questi gruppi non è organizzato secondo una struttura gerarchica. “Non sono vere e proprie gang, sono gruppi fluidi che si fermano non per compiere attivitĂ criminali: sono piĂą vicine a quelle che si chiamavano compagnie. Compiono atti di bullismo che sfociano in rapina. Non hanno una caratterizzazione etnica, nĂ© sono caratterizzati da situazione di disagio. Anzi, il fenomeno coinvolge anche ragazzi che potrebbero essere definiti di ‘buona famiglia‘”, puntualizza lo studioso, che distingue questi gruppi da altri che hanno piĂą le caratteristiche della ‘banda’, perchĂ© si rifanno alla criminalitĂ organizzata e hanno una forte propensione criminale.
UN PROBLEMA DI DEVIANZA GIOVANILE
La veritĂ , è che “il fenomeno delle gang in Italia è limitato. Abbiamo semmai problema della violenza e della devianza giovanile. Non c’è stato un cambio di modalitĂ . C’è piĂą violenza e piĂą esposizione. Tra le ragioni ci sono anche situazioni di disagio e marginalitĂ socio-economica, ma non c’è solo questo: ci sono la difficoltĂ tipiche dell’adolescenza rispetto alla famiglia, alle istituzioni, alla scuola. Si cerca nel gruppo un rafforzamento della propria identitĂ ”, sostiene Dugato, confermando che la pandemia ha accentuato i problemi privando i ragazzi della componente relazionale che è una parte importante dell’esperienza scolastica.
IL RUOLO DEI SOCIAL
E i social? “Non vanno demonizzati, ma bisogna capire come questi strumenti impattano sul come i ragazzi vedono realtĂ . I rischi sono la spersonalizzazione, l’affermarsi di una cultura consumistica e competitiva, la mercificazione economica del crimine, l’emulazione”, conclude.
EMERGENZA ‘BABY-GANG’ SOLO SUI MEDIA
Che in Italia e in Emilia-Romagna non ci sia un’emergenza ‘baby gang”, lo confermano anche i dati elaborati dall’UniversitĂ di Bologna. “Il numero di chi commette delitti sotto i 25 anni è in calo. Sulla delinquenza giovanile non ci dovrebbe essere nessun allarme“, conferma Stefania Crocitti del dipartimento di Scienze giuridiche dell’Alma Mater, evidenziando come il fenomeno sia spesso enfatizzato dai media. Sulla definizione di ‘gang’ Crocitti invita a fare attenzione, richiamandosi a studi elaborati a livello europeo, che identificano i gruppi di giovani ‘non strutturati’, poco territoriali con il termine di “tribĂą urbane”.
AUTOLESIONISMO E TENTATI SUICIDI, I NUMERI DEL PS DI BOLOGNA
Non sono le aggressioni che portano i minori nei Pronto soccorso di Bologna. Sono, soprattutto, i tentativi di suicidio e gli atti di autolesionismo, rivela Stefano Costa, neuropsichiatra dell’etĂ evolutiva dell’Ausl di Bologna. Nei primi nove mesi del 2022 gli accessi al pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore dei ragazzini sono stati 154, con un’etĂ media di 12,5 anni. “Vengono per tentati suicidi o per autolesionismo. L’aggressivitĂ ha numeri minori”, spiega il medico nel suo intervento all’incontro “ResponsabilitĂ educative e adolescenza: tra limiti e opportunitĂ . Giornata di riflessione sul rapporto tra cittĂ e adolescenti” promosso da Comune e Alma Mater.
FAMIGLIE IN AFFANNO
Costa conferma il calo, con lo scoppio della pandemia, degli accessi legati all’abuso di alcol e droghe o in seguito a risse. E rileva, nel contempo, “l’incapacitĂ , in molti casi, delle famiglie di gestire le problematicitĂ dei ragazzi”. I maggiori fattori di rischio per i giovani sono il fallimento scolastico, il rifiuto dei pari per piĂą piccoli, l’isolamento, l’abuso di sostanze, la mancanza di opportunitĂ , per i ragazzi piĂą grandi. “Senso di vuoto, esclusione, fragilitĂ ” possono portare a scelte sbagliate.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it