Pensioni, crescita record del 7,1% per la spesa. Calderone: è una riforma dai tempi lunghi

Malgrado la stretta sulle rivalutazioni degli assegni sopra i 2.100 euro mensili, il passaggio da Quota 102 a Quota 103 e le limitazioni a Opzione donna. Per ben due anni, nel 2023 come nel 2024, la spesa per pensioni lieviterà al ritmo record del 7,1 per cento. Quasi il doppio dell’aumento delle usate registrato nel 2022 (+3,7%), già molto più corposo di quello del 2021 (+1,7%). Traspare dai freddi numeri dei Def, che tra l’altro apre spazi di finanza pubblica molto limitati per misure espansive, l’impossibilità del governo a intervenire rapidamente sulla previdenza, come era stato invece promesso da alcune forze della maggioranza durante la campagna elettorale. A lasciarlo intendere è stato ieri il ministro del Lavoro, Marina Calderone; la riforma delle pensioni «vedrà la luce in tempi più lunghi», rispetto a quanto ipotizzato nei mesi scorsi. Non una rinuncia, comunque, quella del governo. Che, non ha caso, ha inserito nella lista dei 21 «collegati» alla manovra, come da tradizione indicati nel Def, anche il disegno di legge sull’introduzione di «interventi in materia di disciplina pensionistica.

Il traguardo finale resta quello di Quota 41 in forma “secca”. Che diventa però un obiettivo di legislatura. «Confido che subito dopo l’estate ci sia la possibilità di aprire ad un primo approccio della riforma», ha detto Calderone ricordando che lo stesso esecutivo aveva sempre affermato che «gli interventi sulle pensioni dovevano essere contemperati con le disponibilità di bilancio». Il tavolo con i sindacati, che è stato congelato da alcuni mesi, dovrebbe dunque ripartire in autunno anche sulla base delle indicazioni che arriveranno dall’Osservatorio sul monitoraggio della spesa previdenziale, attivato dalla stessa Calderone. Una spesa che anche nei prossimi anni continuerà a mantenere un’andatura sostenuta; nel 2024 peserà per il 16,2% sul Pil: lo 0,4% in più rispetto a quest’anno, rimanendo poi a quota 16,1% nel biennio successivo quando mancherà appena un decennio all’annunciato picco dei 17,4% atteso nel 2036. In particolare, si passerà dai 298,9 miliardi nel 2022 ai 317.9 miliardi previsti per il 2023. Che cresceranno ulteriormente a 340,7 miliardi nei 2024, e 350,9 miliardi nel 2025. I costi del sistema-previdenza sono trainati, come detto, soprattutto dalle rivalutazioni degli assegni agganciate alla corsa dell’inflazione, nonostante i tagli imposti dal governo con l’ultima legge di bilancio. Ma non solo; la Ragioneria generale dello Stato nell’aggiornare, all’interno del Def, le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico sottolinea che l’andamento in crescita del rapporto tra spesa per pensioni e Pii «è condizionato», anche per i prossimi anni, da misure come Quota 100 che hanno favorito il ricorso al pensionamento anticipato. Un fenomeno che con l’introduzione prima di Quota 102 e per quest’anno di Quota 103 si è ridotto, ma non esaurito.

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