La prossima scadenza è tra sette giorni, lunedĂŹ 26. Con uno specifico incontro tra governo e parti sociali, dopo cinque mesi riapre il cantiere pensioni. La ripartenza avverrĂ in un clima un po’ diverso da quello di inizio anno e sul piano temporale si colloca anche dopo la formalizzazione del commissariamento dell’Inps, al cui vertice è arrivata la “tecnica” Micaela GelerĂ . La strategia dell’esecutivo, in parte esplicitata anche nell’incontro di Giorgia Meloni con i sindacati alla fine dello scorso mese, appare forse un po’ piĂš chiara: separare le misure immediate da quelle di tipo strutturale, che comprendono un’attenzione particolare per i pensionati di dopodomani, ovvero i lavoratori relativamente giovani i quali solo nei prossimi decenni si avvicineranno ai requisiti per la pensione. Da parte sindacale la pressione è alta e lo è diventata ancora di piĂš proprio in ragione del lungo stallo. Il governo tuttavia si muoverĂ con prudenza. Se da un punto di vista politico l’ipotesi “Quota” 41 (ovvero l’uscita con 41 anni di contribuzione indipendentemente dall’etĂ ) resta nel programma di maggioranza, e verrebbe certo incontro alle richieste dei sindacati, questa formula potrebbe risultare troppo costosa per il 2024. Anno per ÂĄl quale la lista degli impegni finanziari è giĂ lunga: si va dalla conferma del taglio del cuneo contributivo ai lavoratori a un primo intervento sulle aliquote Irpef, senza dimenticare che lo stesso comparto previdenziale assorbirĂ ulteriori risorse per il nuovo adeguamento degli assegni all’inflazione. Ecco quindi che la soluzione di default per il prossimo gennaio resta la conferma del meccanismo “Quota 103” in vigore giĂ quest’anno: al requisito contributivo dei 41 anni si aggiunge quello di etĂ dei 62, che restringe la platea in modo molto significativo e appare quindi gestibile sul piano finanziario. C’è anche da sciogliere il nodo di Opzione Donna, il canale di uscita per le sole lavoratrici, con 60 anni di etĂ e 35 di contributi e l’assegno calcolato con il sistema contributivo: quest’anno è stato molto depotenziato (in pratica riservato alle situazioni di invaliditĂ o crisi aziendale) e resta forte il pressing per il ripristino della versione originale. L’approccio del governo sarĂ comunque guidato dai numeri. In questa direzione sarĂ utilizzato il lavoro dell’Osservatorio per il monitoraggio della spesa pensionistica istituito dalla ministra Calderone. Con l’obiettivo di valutare l’impatto delle possibili scelte di oggi non solo nell’immediato ma anche in un arco di tempo piĂš lungo. L’idea è appunto guardare alla sostenibilitĂ del sistema nei prossimi decenni: non solo in termini di impegno finanziario per lo Stato ma anche di adeguatezza dei trattamenti per i futuri pensionati. In questa chiave saranno riaperti alcuni dei dossier che in realtĂ sono all’attenzione da vari anni (almeno dal 2017) ma che da una legislatura all’altra non hanno mai trovato una sistemazione definitiva. Uno dei piĂš noti è quello relativo alla pensione di garanzia per i giovani. Il tema è noto: i molti lavoratori con carriere discontinue rischiano, in base alle regole del sistema contributivo, di mettere insieme un assegno troppo basso, pur lavorando al- termini per la scelta di destinare il Tfr alla pensione integrativa, dopo l’operazione scattata quindici anni fa. In generale si punta a potenziare il canale dei fondi complementari, che hanno ancora un bacino limitato dopo essere stati penalizzati, per quanto riguarda i versamenti, anche dai vari periodi di crisi degli ultimi anni. Il governo dovrebbe fare la sua parte prevedendo opportuni aiuti fiscali per chi sceglie di occuparsi in questo modo del proprio futuro previdenziale. Al ministero del Lavoro c’è poi particolare attenzione per un tema che in veritĂ non è nuovo ed è stato giĂ sperimentato, con diverse formule, nel nostro ordinamento: la cosiddetta “staffetta generazionale”. Si tratta di incoraggiare l’uscita dei lavoratori anziani graduale ÂĄn concomitanza con l’assunzione di giovani, i quali potrebbero essere “affiancati” nella prima parte della loro carriera.
Quota 103 verso la proroga. Spinta al piano per i giovani
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