Prolegomeni e paralipomeni alla metafisica del disastro – verso l’Apocalisse?

Gli approfondimenti sulla previdenza di PAOLO LONGONI.

Recentemente interventi pubblici di Colleghi iscritti alla Cassa Ragionieri hanno disegnato un quadro a tinte fosche sul futuro della gestione del fondo previdenziale.

Tra gli elementi che sono stati posti a fondamento dello studio critico sulla natura del futuro drammatico della Cassa, è stato citato il funding ratio che risulta dallo studio di Asset Liability Management ed è pari al 91,8%; valore che, inferiore a 100, dimostra la mancata copertura delle passività future relative a prestazioni previdenziali ed assistenziali con il patrimonio presente e futuro della Cassa.

Va qui ricordato che il funding ratio altro non è che il valore percentuale espresso dal rapporto tra le attività e le passività, opportunamente attualizzate; per determinare correttamente l’indicatore è naturalmente necessario disporre dei dati del Bilancio Tecnico attuariale dell’entità che deve essere sottoposta alla valutazione.

Un valore pari a 100 indica che le attività sono in grado di coprire per intero le passività, e cioè che il patrimonio presente e futuro è almeno pari al debito attuale e latente; negli Istituti di Credito le regole sul rischio di liquidità impongono (Regolamento UE n. 62/2015, comunemente definito “Basilea 3”) che l’indice non sia mai inferiore a 100: e ciò per evitare che le passività accumulate mettano in crisi le necessità di liquidità delle Banche.

Ma va osservato che il liquidity risk delle Banche è, come ovvio, proiettato su orizzonti medio-brevi: mentre per le Casse di Previdenza gli orizzonti temporali sono di lunga durata, pari a trenta e cinquanta anni; ed infatti nessuna norma prevede per le Casse un livello minimo funding ratio.

Esso è considerato al più come un indicatore patrimoniale utile a valutare il grado di capitalizzazione del fondo; utile per assumere decisioni di lungo periodo, utile per avere un quadro corretto della percentuale di copertura patrimoniale.

Ma un funding ratio inferiore a 100 per le Casse di Previdenza non è un indicatore di pericoloso squilibrio; né rappresenta un valore indicativo di scenari prossimi al default.

Occorre monitorare il grado di copertura, esaminarne l’evoluzione, valutare il trend di crescita o decrescita; ma non assumerne il valore come fatto predittivo di catastrofe, disastro, fine del mondo (sinonimi reperiti nel dizionario per “apocalisse”).

È certamente vero, e lo abbiamo più volte ricordato su queste pagine, che i sistemi previdenziali nel nostro Paese (si badi: i sistemi previdenziali, non la Cassa Previdenza Ragionieri) si trovano in una fase di appiattimento e di crisi demografica; che deve essere seguita e monitorata, e che deve indirizzare senza sosta verso misure di contenimento della spesa, di crescita dei rendimenti, di massimizzazione dei flussi di ingresso.

Ma l’apocalisse non è vicina; anzi non è prevista.

Il funding ratio della Cassa Ragionieri presenta un valore che supera il 91%; alla stessa data di rilevazione l’indice di CNPADC è pari al 61%; l’indice di Cassa Forense è pari al 31%.

Dati (fonte: Bilancio di Previsione 2024 di CNPADC, Bilancio di Previsione di Cassa Forense 2022) che espongono fabbisogni di copertura per decine di miliardi di euro; mentre il dato di CNPR espone un fabbisogno di 800 milioni.

C’è da chiedersi: chi è vicino all’apocalisse?

In realtà il valore rassicurante di CNPR è motivato soprattutto dalla consistente riduzione dei trattamenti pensionistici che consegue alle riforme del 2003 e del 2013; mentre le altre due Casse concedono ancora prestazioni assai più generose, sia in termini di ammontare che in termini di età pensionabile.

L’andamento della demografia e dei saldi di bilancio tecnico consentiranno alle Casse di dar corso agli aggiustamenti necessari per far fronte ciascuna al proprio debito latente.

Ma non sembra sia il caso di lanciare segnali di allarme fondati su prospettive cinquantennali.

La determinazione dell’indicatore di funding ratio deve essere nient’altro che un monito per la gestione: diretto a individuare gli obiettivi minimi di rendimento per conservare la garanzia patrimoniale a fronte delle prestazioni future.

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