Sale il reddito, cala il patrimonio

Un 2022 «sull’ascensore» per le Casse previdenziali: se, infatti, salgono i professionisti associati (oltre 1,6 milioni, in aumento dell’1,43%, al confronto col 2021) e i loro redditi medi (+15,87%, rispetto all’anno passato, ma con annose disparità generazionali, geografiche e di genere), scende il patrimonio globale, che al 31 dicembre scorso è a quota 104 miliardi, di cui il 52% resta in Italia (nell’annualità precedente era pari a 108, a causa sia della congiuntura negativa, sia di «partite di bilancio che tengono conto della diminuzione dei valori di mercato e non delle plusvalenze in corso»). E, al tempo stesso, si opera per «anticipare e gestire le transizioni» (in prima linea quella digitale), affinché gli esponenti delle categorie continuino, o tornino a essere competitivi sul mercato, tanto che «nel 2023 gli Enti hanno stanziato quasi 272 milioni, cui si aggiungono le indennità obbligatorie», proprio per favorire il percorso di rinnovamento delle platee di assicurati, alle prese (anche) con «la concorrenza dell’Intelligenza Artificiale generativa». È lo sceU nario che affiora scorrendo il rapporto dell’Adepp, l’Associazione degli Istituti pensionistici presieduta da Alberto Oliveti, che lo ha illustrato ieri, a Roma, insieme ai colleghi alla guida di Cassa forense Valter Militi e dell’Ente biologi Tiziana Stallone; al confronto con il 2021, le entrate contributive sono salite da 11,4 a 11,9 miliardi, le uscite per prestazioni sono diminuite (da 7,7 a 7,6 miliardi), le risorse destinate al welfare sono calate da 530 a 450 milioni, mentre il «peso» fiscale globalmente sostenuto dal settore per i ricavi da investimento era pari a 765 milioni nel 2021, ma l’anno passato è diminuito, arrivando a quota 650 milioni (tuttavia, si precisa, insieme a Irpef e addizionali comunali e regionali la somma supera i 2,6 miliardi). Dal 2005 al 2022 il balzo in avanti delle iscrizioni è stato di quasi il 25%, ma l’età aumenta: la maggior parte rientra nelle fasce 40-60 anni (circa il 53%), le donne (in incremento graduale) sono pari al 41%. E, intanto, i giovani cedono il passo agli adulti, con gli under40 che decrescono dal 41% del 2005 all’attuale 27%, periodo in cui guadagnano terreno gli over60 (dal 10% al 22%).

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