Rischi e opportunità: cosa attendersi dal 2024?

È ormai passato poco più di un mese dall’inizio di un 2024 che, da un punto di vista dei mercati finanziari, sembra proseguire sulla falsariga dell’anno appena concluso, vale a dire ricco di sfide che rappresentano sia dei rischi ma al tempo stesso anche delle opportunità. Gli operatori restano intenti a fare previsioni su cosa sia lecito aspettarsi per i prossimi mesi, esercizio da sempre molto difficile ma divenuto ancora più complesso alla luce di uno scenario in continua e rapida evoluzione con cicli economici sempre più brevi e nuovi e vecchi rischi destinati a caratterizzare il periodo che stiamo attraversando, e che forse vivremo ancora per lungo tempo. “Un decennio unico, incerto e turbolento”, così come è stato definito nel Global Risk Report del World Economic Forum.

In ogni caso, almeno nel breve termine, l’ago della bilancia continueranno a essere le prossime mosse delle Banche Centrali, ora che sembra essere ormai concluso il più rapido ciclo di strette monetarie mai registrato iniziato nel 2022; ciclo che ha messo fine a un’era governata da tassi di interesse prossimi allo zero o addirittura negativi. Il progressivo allentamento delle pressioni inflazionistiche ha infatti alimentato le aspettative su possibili tagli dei tassi già quest’anno, sebbene i policy maker continuino a predicare cautela, ribadendo di non avere fretta ad abbassare il costo del denaro per non vanificare quanto fatto nella lotta all’incremento dei prezzi.

A fianco alla politica monetaria e al repentino incremento del costo della vita, un tema da monitorare è il riaffiorare delle tensioni geopolitiche, altro “vecchio” rischio tornato recentemente in auge dopo diversi anni relativamente tranquilli a livello internazionale. Al conflitto ai margini dell’Europa tra Russia e Ucraina si è aggiunto lo scoppio di una nuova crisi in Medio Oriente, mentre l’Occidente si trova a dover fare i conti con l’allargamento del gruppo dei BRICS – Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica – che, dal primo gennaio 2024, include anche Arabia Saudita, Iran, Etiopia, Egitto, e Emirati Arabi Uniti. Il peso politico, economico e diplomatico, nonché demografico, del gruppo aumenta e con esso cresce anche la volontà di rappresentare il Sud Globale nei diversi tavoli negoziali regionali e globali, con il potenziale per modificare gli equilibri all’interno del panorama mondiale auspicando forme di governance alternative a quelle associate all’ordine liberale a guida americana e occidentale. Il gruppo BRICS esteso rappresenterà circa 3,5 miliardi di persone, pari al 45% della popolazione mondiale, e peserà per il 28% del PIL globale (secondo i dati Banca Mondiale), oltre a presidiare, grazie soprattutto all’apporto dell’Arabia Saudita, anche il 44% della produzione di petrolio.

Un ulteriore aspetto da non sottovalutare sarà la tornata di elezioni che ci aspetta nel 2024: su tutte quelle per il rinnovo del Parlamento europeo e le presidenziali americane, con queste ultime in particolare che, storicamente, esercitano una forte influenza sui mercati. Il voto USA potrebbe vedere un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e, di conseguenza, un cambio di rotta nell’atteggiamento di politica estera della prima economia mondiale, con immediate ripercussioni sul palcoscenico internazionale.

All’interno di questo quadro complesso e segnato da incertezze come si posiziona l’Italia? Quali sono prospettive e criticità per il nostro Paese? Nel suo ultimo rapporto sull’Italia, l’OCSE ha sottolineato come l’attività economica nostrana abbia superato bene le recenti crisi, rallentando però ora il passo in un contesto di irrigidimento delle condizioni finanziarie e in cui permane l’ombra di un debito pubblico che si avvicina pericolosamente alla soglia dei 3.000 miliardi di euro e che quest’anno costerà oltre 90 miliardi di sola spesa per interessi.

Il tutto alla luce delle previsioni di crescita anemica confermate anche per il 2024, pari allo 0,7%, dopo lo 0,7% registrato lo scorso anno, per poi accelerare leggermente al +1,2% previsto per il 2025. L’organizzazione parigina sottolinea quindi la necessità di attuare politiche concentrate sul potenziamento del contesto imprenditoriale e della concorrenza, sul consolidamento delle finanze pubbliche e sulla promozione della transizione verde al fine di garantire una crescita solida e sostenibile nel lungo periodo, implementando al contempo riforme fiscali e della spesa per contribuire a portare il debito su un percorso più prudente in maniera durevole. Secondo l’OCSE, la priorità assoluta per la politica fiscale italiana consiste nell’assicurare il risanamento dei conti pubblici portando avanti tale attività per svariati anni, contenendo l’aumento della spesa corrente a favore degli investimenti e, sul fronte delle entrate, spostando l’imposizione fiscale dal lavoro alla proprietà e ai consumi. Occorre, inoltre, rilanciare un aumento della produttività, rimasta stagnante nell’ultimo decennio, e intervenire sui livelli di occupazione, tra i più bassi dell’Area, nonostante il nuovo record di occupati rilevati dall’Istat. A destare preoccupazione soprattutto l’elevata disoccupazione giovanile e la scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Tutte problematiche ben note e di cui si discute ormai da molto tempo, senza però essere riusciti ancora a dare delle risposte di lungo periodo anche nell’ottica delle grandi transizioni già in atto (demografica, ecologica e digitale) che, se da un lato, comporteranno necessariamente dei costi, dall’altro possono rappresentare megatrend positivi da cavalcare.

In questo scenario, la finanza può rappresentare un mezzo in grado di offrire un sostegno allo sviluppo del Paese e un ruolo di rilievo in tal senso e in termini di risorse potrà quindi essere ricoperto dagli investitori istituzionali, tra cui per patrimoni e importanza per l’economia nazionale negli ultimi anni sono entrati a pieno titolo anche i Family Office, sfruttando le opportunità derivanti dalle tendenze del mercato e valutando investimenti tattici. Tra questi, alcuni degli esempi più significativi da monitorare nel prossimo futuro riguardano le tematiche ambientali e, più in generale, legate alla sostenibilità, alla transizione energetica e all’intelligenza artificiale, oltre al filone legato alla Silver Economy. 

Ora che sembra essere stato raggiunto il picco dei tassi di interesse da parte delle Banche Centrali, come potrebbe cambiare la composizione dei loro portafogli? Quali le strategie migliori per affrontare l’attuale contesto di mercato e cogliere al contempo le opportunità offerte dai trend in atto? Tutti temi dei quali si parlerà per condividere strategie e possibili soluzioni di investimento, in occasione del Convegno Virtuale dedicato a investitori istituzionali e Family Office organizzato da Itinerari Previdenziali.

Correlati

advspot_img
advspot_img
advspot_img
advspot_img
advspot_img
advspot_img
advspot_img

Ultim'ora

Pechino Express 2024, oggi ottava tappa: 5 coppie ancora in gara, chi andrà in semifinale?

(Adnkronos) - Tra le onde dell’Oceano Indiano e gli altopiani umidi e piovosi, i traguardi di Pechino Express 2024 in Sri Lanka diventano qualcosa in più. In palio - nella puntata di oggi, giovedì 25 aprile è infatti la semifinaledi questo avvincente viaggio lungo la Rotta del Dragone, e i concorrenti sono chiamati a correre

Disturbi della memoria, scoperto come il cervello distingue e conserva eventi simili

(Adnkronos) - Una ricerca condotta da un team di ricerca del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino potrebbe fornire informazioni utili per sviluppare nuove strategie terapeutiche per i disturbi della memoria. Formare ricordi di eventi simili costituisce una vera e propria sfida per il nostro cervello. "È essenziale che ogni evento venga memorizzato in maniera

Dengue e malaria, boom di casi: è colpa del clima, allarme infettivologi

(Adnkronos) - "In un mondo sempre più caldo e popolato, le infezioni trasmesse dalle zanzare stanno diventando malattie globali", presenti anche in parti del pianeta che prima d'ora registravano al massimo casi di importazione. "Se le emissioni di carbonio e la crescita della popolazione continueranno ad aumentare ai ritmi attuali, entro il 2100 saranno a