Fedele Santomauro (*)
Le casse di previdenza privatizzate stanno davvero precipitando verso un burrone? La situazione dei fondi pensionistici Ăš grave, non ammetterlo sarebbe un errore: una crisi cosĂŹ profonda raramente sâĂš vista in precedenza. La preoccupazione viaggia su un doppio binario. Quello temporale, innanzitutto. Passa il tempo e non sembrano trovarsi quelle soluzioni, e neppure quegli spunti, che ribalterebbero le carte in tavola, ridando ossigeno agli istituti ed una speranza agli iscritti. Mancano le proposte da parte della politica, quella stessa politica che per anni ha chiesto contributi e sacrifici, spesso togliendo ai fondi anche parte della loro autonomia. E adesso che potrebbe ricambiare, abbandona le casse al proprio destino, preoccupata per quelli che sono i debiti dello Stato, effettivamente ben piĂč grandi di quelli degli enti privati. Lo ha confermato lâUfficio studi della Cgia, che ha mostrato come lo Stato abbia un livello di indebitamento che ammonta a 257,8 miliardi di euro, piĂč che triplo rispetto a quello delle amministrazioni locali. Sono cifre enormi, ma attenzione a credere che lo Stato debba pensare soltanto a se stesso. Quella dei professionisti Ăš una platea da due milioni di uomini e donne, senza contare i loro eredi, ragazzi a cui stiamo rubando il futuro. Oggi infatti Ăš impossibile, per i piĂč giovani, aprire uno studio, lavorare autonomamente e percorrere una propria strada. E al Sud lâimpresa Ăš ancora piĂč difficile. Oggi chi si avvicina alla libera professione si chiede se prenderĂ mai la pensione. Una domanda assurda per molti professionisti della prima ora, quelli della vecchia generazione. Ma non per i giovani, abituati a fare i conti con un mercato del lavoro povero nelle cifre e che non garantisce di guardare al futuro con serenitĂ . Si badi: Ăš un problema generale, che non riguarda esclusivamente i professionisti. Gli italiani al di sotto dei 35 anni, secondo lâultima indagine della Banca d’Italia sulla ricchezza e il risparmio delle famiglie italiane, posseggono, rispetto ai precedenti, un reddito molto minore ed hanno una ricchezza netta finanziaria che negli ultimi 25 anni si Ăš ridotta del 50-70%, mentre le persone con piĂč di 50 anni sono diventate, per diversi fattori, piĂč ricche. La forbice si allarga creando un conflitto intergenerazionale che riguarda lâintera collettivitĂ , perchĂ© se gli istituti previdenziali non dovessero riuscire a far fronte a queste pensioni, essi finirebbero in una gestione generale, ossia lâInps. E il finanziamento di un debito previdenziale puĂČ essere fatto per leva fiscale, quindi toccherebbe alla collettivitĂ occuparsene.
Questâanalisi  ci porta direttamente ad affrontare quello che Ăš il secondo binario che le casse devono percorrere per analizzare e tamponare la crisi. La sostenibilitĂ , ormai divenuto il primo comandamento per gli istituti di previdenza. SostenibilitĂ del sistema, oggi decisamente squilibrato, ma soprattutto dei conti. Ă necessario pensare ad una sostenibilitĂ âlogicaâ, comâĂš giustamente scritto sul sito logicaprevidenziale.it, che sia basata sullâadozione del sistema contributivo per tutti e che preveda di dare ai contributi quel tasso di rendimento che la situazione economica consente: Ăš un tasso legato al tasso di rendimento dei patrimoni e alla capacitĂ reddituale della categoria, da seguire come se fosse la stella polare. Come raggiungere, tutti insieme, il traguardo della sostenibilitĂ e dellâequilibrio dei conti? Innanzitutto servirebbe un tavolo tecnico delle casse privatizzate per trovare punti in comune in tema di sostenibilitĂ , ma anche di doppia tassazione ed investimenti. Un approfondimento opportuno, affrontando questioni che riguardano la sostenibilitĂ tecnico-attuariale, lâandamento dellâeconomia reale e quindi del flusso contributivo, lâandamento demografico e il peso dei diritti acquisiti. Il fine deve essere quello di trovare un nuovo punto di equilibrio tra tutte queste componenti per mettere al riparo il futuro dei giovani professionisti e delle stesse casse di previdenza. Basta difendere i privilegi di chi ha pensioni generose a discapito delle future generazioni. Basta isolarsi, basta pensare soltanto allâinteresse di pochi anzichĂ© a quello di tutti. Bisogna cambiare rotta, perchĂ© il burrone Ăš sempre piĂč vicino.
(*) Consigliere Cnpr