Sistema Casse Privatizzate: tendenza e sviluppo

Maria Guadagno Delinavelli

Il sistema degli Enti Previdenziali Privatizzati dei liberi professionisti è composto da due macro gruppi: gli Enti privatizzati ai sensi del D. Lgs. n. 509/1994 e Enti istituiti ai sensi del D.Lgs. n. 103/1996. Queste Casse dispongono di riserve patrimoniali per la gestione finanziaria delle obbligazioni derivanti dalle prestazioni previdenziali che corrisponderanno in futuro agli attuali iscritti, ma operano anche loro secondo lo schema pensionistico a ripartizione in uso presso la previdenza obbligatoria. Mentre gli Enti di cui al D.Lgs. n. 103/1996 calcolano le prestazioni secondo il metodo contributivo, gli Enti di cui al D.Lgs. n. 509/1994, dalla loro costituzione le hanno calcolate secondo il metodo retributivo. Tuttavia, a seguito dell’introduzione, a partire dal 2007, dell’obbligo di redigere bilanci con la sostenibilitĂ  finanziaria e attuariale a 30 anni con ulteriore proiezione opzionale di altri 20 anni prevista dal Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale e dell’allungamento del periodo di previsione a 50 anni indicato “decreto salva Italia” tutti gli Enti di cui al D.Lgs. n. 509/1994, ad eccezione di Cassa Forense ed Enpam, hanno introdotto il metodo contributivo con rigorosa applicazione del principio “pro rata” a tutela delle anzianitĂ  maturate in precedenza. Questi Enti sono alimentati da due principali tipi di contributi: il contributo soggettivo calcolato in percentuale del reddito imponibile ai fini fiscali per finanziare le prestazioni pensionistiche ed il contributo integrativo calcolato sul giro d’affari che finanzia le politiche di welfare a favore degli iscritti, i costi di funzionamento e in parte l’aumento del montante pensionistico degli iscritti. Nel 3° Rapporto sul “Bilancio del Sistema Previdenziale Italiano”, che sarĂ  presentato il prossimo 17 febbraio alla Camera dei Deputati, sono stati rilevati indicatori piĂą dettagliati per meglio descrivere l’efficacia della gestione e la loro sostenibilitĂ  nel medio lungo termine: Saldo pensionistico dato dal rapporto tra le entrate contributive relative ai contributi soggettivi ed integrativi ed il costo per l’erogazione delle pensioni escludendo le entrate da altre contribuzioni e da gestione del patrimonio e le uscite per prestazioni non pensionistiche e per i costi di funzionamento Saldo previdenziale dato dal rapporto fra tutte le entrate contributive pensionistiche e assistenziali ed il costo di tutte le prestazioni. Incidenza percentuale dei costi di struttura sul valore della produzione dato dal rapporto fra le spese di funzionamento e dalla somma delle contribuzioni, delle prestazioni e dai ricavi della gestione patrimoniale. L’esame dei bilanci 2014, poi, non evidenzia particolari scostamenti rispetto all’andamento registrato sino al 2013 se non per alcuni valori quali il numero degli iscritti determinato da modifiche statutarie di qualche Ente. A fine 2013 il numero complessivo dei contribuenti agli Enti Previdenziali aveva raggiunto numeri ragguardevoli: 1.210.856 con un aumento di circa il 136% a partire dal 1989. Anche le pensioni erogate evidenziavano numeri di tutto rispetto: 328.161 con una crescita del 118,7% sempre rispetto al 1989. Sempre a fine 2013, il totale degli attivi (patrimonio) delle Casse di Previdenza aveva raggiunto la discreta somma di 51 miliardi prevalentemente investita in obbligazioni (28%), OICR (21%) ed immobili detenuti direttamente o tramite partecipazioni in societĂ  immobiliari (24%). Per quanto riguarda gli indici di gestione possiamo segnalare come il saldo tra entrate contributive e spesa per pensioni si fosse attestato sui 3,36 miliardi con una crescita annuale del 6,4% mentre il rapporto tra attivi e pensionati è di 3,7 era sostanzialmente stabile anche se in lieve e costante crescita negli ultimi anni.

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