Per le Casse di previdenza private finisce la stagione della spending review. Si è conclusa ieri, con l’approvazione in commissione di un emendamento alla legge di Bilancio, una battaglia che va avanti da anni. Gli enti di previdenza privati non saranno più assoggettati agli obblighi di contenimento della spesa riservati alla Pa, a partire però dal 2020. Una novità che, stando alle stime della manovra, comporta uno sconto di 12 milioni di euro l’anno. Ma che viene accompagnata da due clausole piuttosto rilevanti. La prima dice che restano ferme le norme attualmente in vigore in materia di personale. Questa parte degli obblighi legati alla spending review resta, cioè, invariata. Non solo. Non viene neppure modificato l’elenco Istat: le Casse restano quindi, a fini statistici, nel perimetro della pubblica amministrazione. Anche se, una volta depotenziate le norme sulla revisione della spesa, questa collocazione è destinata ad avere un diverso impatto pratico. Lo stesso emendamento votato ieri mette poi le Casse al riparo dal “bail-in”, evitando quindi che i conti correnti bancari degli enti vengano intaccati in caso di crisi degli istituti di credito. La norma stabilisce che «sulle somme di denaro e sugli strumenti finanziari delle associazioni o delle fondazioni depositati a qualsiasi titolo presso un depositario non sono ammesse azioni dei creditori del depositario, del subdepositario o nell’interesse degli stessi». In sostanza, il patrimonio delle Casse, riservato alle pensioni degli iscritti, va salvaguardato. E allineato pienamente alle protezioni già fissate a beneficio dei Fondi pensione. Il presidente dell’Adepp (l’associazione degli enti di previdenza privati), Alberto Oliveti, spiega infatti che «si tratta di un intervento di equità rispetto al trattamento dei Fondi pensione». Quanto all’intervento in materia di spending review, invece, Oliveti dice che «questa norma ci mette al riparo dalla terza forma di tassazione dedicata alle Casse. Siamo soddisfatti, anche se partirà dal 2020: era una misura che aspettavamo da tempo». Il pacchetto dedicato alla previdenza privata comprende anche un altro intervento inserito nella manovra. Le società che operano nel settore odontoiatrico dovranno versare i contributi all’Enpam, l’Ente di previdenza di medici e dentisti: per la precisione, la contribuzione sarà dello 0,5% del loro fatturato annuo che, secondo le prime stime, dovrebbe aggirarsi intorno ai 7 milioni.In questo modo, si cerca di contrastare l’impatto che la grande crescita delle società in questo settore potrebbe avere sulle future pensioni dei dentisti. Il versamento andrà fatto entro il 30 settembre dell’anno successivo a quello di chiusura dell’esercizio. Infine, per le Casse di previdenza – stavolta dal lato degli investimenti – è molto rilevante anche un altro emendamento inserito in manovra, che istituisce il Fondo per l’innovazione sociale, con una dotazione di 25 milioni di euro. Si tratta di uno strumento che punta a strutturare l’emissione di bond, acquistabili dalle Casse, a sostegno di iniziative di carattere sociale.
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