Le Casse di previdenza si mettono (un po’ più) comode nel «salotto» ella Banca d’Italia, adagiandosi sull’acquisizione complessiva del «14,453%» del capitale dell’Istituto di via Nazionale. E diventandone, così, subito dopo Intesa San Paolo, il «secondo maggior azionista», avendovi investito (globalmente) «oltre un miliardo e 84 milioni di euro». E’ stato durante la 124a assemblea annuale di Bankitalia, che è stata introdotta dalla relazione del governatore Ignazio Visco, ieri mattina, a Roma, che è emerso come, grazie all’innesto di maggiori risorse provenienti dagli Enti pensionistici dei professionisti, che già detenevano un 10% totale da circa tre anni, fosse radicalmente mutato l’orizzonte dell’organismo di palazzo Koch: mentre, infatti, si osserva come si va progressivamente erodendo il predominio dei grandi istituti di credito, a farsi avanti sono state otto Casse private e privatizzate, ovvero in primis Enpam (medici e odontoiatri), Inarcassa (architetti e ingegneri) Cassa forense (avvocati), che detengono ciascuna 9 mila quote azionarie, pari al 3% del capitale (la soglia limite stabilita da Bankitalia), poi Cnpadc (dottori commercialisti) che è passata recentemente dall’1 al 2%, destinando altri 75 milioni per arrivare ad avere 6 mila quote, Enpaia (impiegati e dirigenti dell’agricoltura) con 6.460 quote, Enpacl (consulenti del lavoro) che ne ha in portafoglio 2 mila, Cassa ragionieri (1.500) e, infine, Enpap (psicologi) con altre 400 quote. A illustrare durante l’assemblea la strategia che gli Enti ambiscono a perseguire d’ora in avanti, al di là della primaria opportunità di portare a casa il lusinghiero rendimento annuale dell’investimento (i ricavi sono, infatti, del 4,5%), è stato il presidente di Cassa forense e vicepresidente vicario dell’Adepp (l’Associazione che ne raggruppa 20) Nunzio Luciano: nell’ambito degli «obiettivi istituzionali», ha dichiarato, parlando a nome dei suoi colleghi azionisti, «potremmo svolgere un ruolo guida nell’economia e negli investimenti per rilanciare il sistema Paese», augurandosi che «per il futuro, così come accade oggi, vi sia sempre una proficua collaborazione» con i soggetti che fanno parte dell’Associazione. A fargli eco il numero uno della Cnpadc Walter Anedda, che ha battuto sul tasto del valore della funzione «istituzionale» che si è andata realizzando, attraverso la decisione di muoversi «in maniera unitaria» per entrare nel capitale della Banca d’Italia, perché «è così che l’iniziativa ha mostrato di avere un senso». E non va neppure sottovalutato il «peso» finanziario dell’operazione. «C’è chi ha optato per l’immediata acquisizione della quota massima di partecipazione fissata da palazzo Koch che è del 3% (Enpam, Cassa forense ed Inarcassa, nell’autunno del 2015, ndr), in altri casi, come nel nostro, si è preferito agire in modo graduale: l’anno scorso abbiamo preso l’1% del capitale, quest’anno un altro 1%, vedremo», nel 2019, ha concluso il vertice dell’Ente dei dottori commercialisti, «se decideremo di arrivare ad investire fino al 3%».