I redditi dei professionisti crescono di circa l’8% ma allo stesso tempo sono almeno 200mila le partite Iva che sono in fuga dagli studi di settore per `rifugiarsi” nel regime forfettario. È quanto emerge dalle statistiche delle dichiarazioni Irpef delle partite Iva e dai dati sugli studi di settore per l’anno d’imposta 2016 pubblicati ieri dal Dipartimento delle Finanze. A questi si aggiungono anche i dati sui modelli Iva presentati nel 2017 (si veda il servizio in pagina). Gli studi di settore Il reddito medio dichiarato più elevato è quello dei professionisti che si attesta sui 47.780 euro, pari una crescita del 7,9% rispetto al 2015. Seguono le imprese manifatturiere che, con 40.460 euro, fanno registrare un aumento più elevato di quello dei professionisti e pari a +8,1%sul 2015. Sale de14%il settore dei servizi (28.620 euro), mentre il reddito medio dichiarato più basso è del commercio (23.68o euro, con un aumento pari al 5,2%). Dai dati emerge che il reddito totale dichiarato è pari a circa 107 miliardi di euro, in linea rispetto all’anno precedente. Prendendo in considerazione le singole categorie (nella tabella a lato sono esaminati i dati delle persone fisiche per consentire un confronto più omogeneo con chi lavora prettamente in forma non assodata) i notai si confermano al top con quasi 254mi1a euro in media (+16,5%). Anche avvocati (+94%) e commercialisti (+4,9%) fanno segnare un aumento. Naturalmente si tratta di dati medi che non colgono tutte le sfumature ed è evidente che, anche in chi cresce, permangano situazioni di difficoltà, soprattutto per chi è entrato da meno tempo nel mercato e da chi ha più difficoltà a farsi pagare le parcelle. Effetto minimi e forfettari A spingere verso l’alto i redditi medi è l’uscita dagli studi di settore verso il regime forfettario delle partite Iva che dichiarano normalmente redditi bassi. L’applicazione degli studi di settore nel 2016 ha riguardato circa 3,2 milioni di soggetti (62,2%persone fisiche), in calo del 5,1% rispetto all’anno precedente. Sulla composizione percentuale dei valori dichiarati si evidenzia che le società di capitali a fronte di oltre la metà del totale dei ricavi/compensi (54%) dichiarano solo il 20% circa del totale dei redditi; diversamente, a fronte del 26% dei ricavi o compensi totali, le persone fisiche dichiarano il 57% dei redditi totali. Complessivamente tra ricavi e compensi gli studi di settore per l’anno d’imposta 2016 hanno fatto emergere 723 miliardi di euro, in live crescita rispetto al 2015 (+0,7%) con andamenti differenziati tra i settori. L’Irpef delle partite Iva Nel 2016 sono state 3,8 milioni le partite Iva che hanno presentato al Fisco una dichiarazione Irpef. Il 43,9% sono imprenditori e a pri a oltre 1,7 milioni di contribuenti, il 20,8%è rappresentato dai 790mila lavoratori autonomi, cui si aggiungo oltre 403.400 agricoltori Sfiorano, invece, il milione di iscritti i soggetti che hanno aderito al regime forfettario. Dalla cartina geografica, invece, emerge una contrazione delle partite Iva con una flessione dello 0,7% nelle regioni del Nord-Est. Rispetto al 2015 si riscontra una contrazione dei contribuenti prevalentemente nei settori del commercio all’ingrosso e al dettaglio (-1,5%), costruzioni (-2,8%paria 9.500 soggetti) e’agricoltura’ (-2,1% pari a 9.200 soggetti). Crescono, invece, i professionisti, prevalentemente nelle attività scientifiche e tecniche (+0,7%), nonché il settore sanità ed assistenza sociale (+z3% pari). In termini di reddito dichiarato dalle partite Iva emerge che la maggiore contrazione è delle costruzioni (-1,3%) e dei servizi di informazione e comunicazione (-3,0%).
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